IL BLOG DI SERGIO VIVI



mercoledì 20 gennaio 2010

Il sindaco di Sassuolo e la Repubblica

Qualche giorno fa, il sindaco di Sassuolo, Luca Caselli, accusato di avere tolto il quotidiano “la Repubblica” dalla biblioteca comunale e d’averla sostituita col Giornale e con Libero si è pentito ed ha annunciato: «Repubblica torna in biblioteca, la pago io. Io non voglio che i miei figli che sono piccoli, pensino che io sia l’Augusto Pinochet di Sassuolo … Tolgo dal mio stipendio 280 euro per finanziare un quotidiano del quale non condivido nemmeno una virgola, ma che mi rendo conto possa piacere a molte persone … Sono io che garantisco di tasca mia la pluralità dell’informazione. … Non sarà però un abbonamento. Io voglio far lavorare le imprese locali e acquisterò il giornale in edicola» (la Repubblica – cronaca di Bologna – 19 gennaio 2010).

Considero, quella del Sindaco, una reazione sbagliata al pezzullo della redazione bolognese (almeno si fosse trattato di un editoriale del Fondatore). Un inutile gesto di political correctness.
Da quel giornale, dovrà aspettarsi attacchi ben più feroci. Repubblica non fa sconti. Talvolta, è un giornale che arriva perfino ad essere amico del giaguaro: basta vedere come, in questi giorni, contribuisce a tenere sulla graticola il sindaco, amico, di Bologna per via di un bancomat un po’ vagabondo.
In prima battuta, Caselli avrebbe potuto rispondere di avere applicato un suo personale spoil system. In politica, è lecito e vale la reciprocità.

Anch’io compero tutti i giorni Repubblica. Forse il mio edicolante mi considera un “comunista”, ma sono certo che mia figlia non pensa che io sia Giuseppe Stalin.
Lo compero dalla fondazione, perché tecnicamente è molto ben fatto, ha dei bei supplementi, la cronaca della città, i necrologi, un ottimo servizio sulla compravendita delle abitazioni e non è obbligatorio seguirne i “consigli per gli acquisti”.

In nome della pluralità d’informazione, Repubblica vorrebbe continuare ad entrare anche nella biblioteca “Natale Cionini”. C’è un però.
In internet, sul sito del Corriere, si possono leggere gli editoriali di Angelo Panebianco; sul sito della Stampa, quelli di Barbara Spinelli e così per altri giornali. Sul sito di Repubblica, però, per leggere gli editoriali di Eugenio Scalfari, bisogna pagare.
Da qualche mese, in calce ad ogni articolo del nostro giornale (ma anche di altri) è comparsa in caratteri minuscoli la scritta: «C RIPRODUZIONE RISERVATA» a protezione del diritto di proprietà.
Nessun’obiezione, è legittimo: anche i giornali devono far cassa.
Repubblica dovrebbe protestare, allora, non perché viene tolto, ma perché viene messo nelle biblioteche, a disposizione di molti che dovrebbero comperarlo.

I 280 euro, di tasca del sindaco, non aggiungono nulla alla pluralità dell’informazione che, fortunatamente, in Italia, non manca: basta fermarsi davanti ad un’edicola.
Piuttosto, dal prossimo anno Caselli, se proprio vuole essere zelante, utilizzi i soldi degli abbonamenti per installare, una volta per tutte, nella biblioteca comunale qualche computer in più, connesso a internet. Quello che i lettori potranno leggere non dipenderà più dalle scelte del sindaco, ma da quello che i giornali, sostenitori della pluralità d’informazione, permetteranno di leggere.

Come esponente del Pdl e sostenitore del mercato, infine, Luca Caselli dovrebbe impegnarsi per l’eliminazione dei contributi all’editoria (i costi della carta). Ricordo che l’Antitrust ha chiesto che i finanziamenti siano riorganizzati ed indirizzati alle nuove iniziative imprenditoriali, e che –in sottordine- i contributi siano calcolati in base ai «dati effettivi di vendita», e non in base alle «copie effettivamente distribuite per la vendita», come stabilisce lo schema di regolamento varato nel 2009 dal governo.


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Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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